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11-12-13, 15:43   #1
ilrediniente

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Nov 2007
: cava dei tirreni
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Festa dell'Immacolata

Miracolo dell’Immacolata
a Torre del Greco


La statua ha parlato.
Non c’è stato bisogno né di preghiere particolari e insistenti come a Lourdes e a Fatima, né di martellate intenzionali come al Mosè di Michelangelo, la statua ha parlato da sola inaspettatamente.
Ricordo da bambino che la festa dell’Immacolata dell’ 8 dicembre iniziava la notte prima con i falò nei quartieri più popolari della citt**** . La gente aveva raccolto legna per tutto l’anno e la sera del 7 l’ammonticchiava al centro dello slargo ricavandone una grossa pira fatta di mobili vecchi, sedie sfondate, comò bucherellati dalle tarme e cassetti sformati dall’uso e dall’umidit****. Era un modo atavico per sentirsi uniti tutti nel quartiere attorno al fuoco ad osannare la Vergine. E le vecchie coi rosari allo scemare del fuoco a notte tarda uscivano con i bracieri e le palette di metallo nero per raccogliere la brace e portarsela a casa.
Ora i falò sono diventati obsoleti , lo spirito di aggregazione nel quartiere non esiste più, i bracieri e le stufe a legna sono stati sostituiti dai termosifoni, da stufe a gas e condizionatori d’aria. Addirittura i falò sono illegali , dato che un decreto legge ne vieta l’attuazione. Ma ci sono i soliti irriducibili che ne tentano la formazione con la conseguente intromissione dei vigili del fuoco che accorrono a spegnerli, lasciando poi il cumulo di macerie di un fuoco mai acceso ad inzaccherare la strada per almeno tre giorni fino al lunedì notte quando passano gli operatori ecologici a rimuovere i rifiuti e a pulire, se siamo fortunati, altrimenti quei rifiuti resteranno lì fino a che il vento e la pioggia li abbiano distribuiti per l’intera zona.
Il popolo comunque si prepara alla festa con tanta devozione, infervorandosi nei preparativi.
Sentii donne che preparavano le lettere V e M , iniziali di Vergine Maria, con il nastro azzurro:
“Cu chistu nastro haje f**** a lettera “vu” e la “mu “ , sò e lettere ra maronna.” Diceva una all’altra.
E l’altra rispondeva: “Forse vuò dicere la “emme “ e la “evve” “……………
Non so come , ma poi penso che in seguito sarebbero riuscite a capirsi.
Alle 3 del mattino gli zampognari con le loro nenie danno il preavviso all’atmosfera delle feste natalizie , alle 4 inizia la santa messa, all’uscita è tradizione fare colazione a base di sfogliatelle calde.
Poi finalmente alle 10 nella piazza gremita di fedeli, con in mano palloncini, caramelle e zucchero filato, il carro dell’Immacolata esce dalla basilica trasportato a spalla dai portatori. Il carro si ferma qualche minuto all’ingresso della chiesa e poi, al suono della tradizionale campanella d’argento il carro viene innalzato per il primo osanna della popolazione accompagnato da applausi e il volteggio di decine di colombe bianche. I portatori sono divisi in squadre di diversi colori che poi si daranno il cambio lungo il tragitto per le strade della citt****: sono persone che hanno fatto un voto, oppure devotissimi e irriducibili fedeli o semplicemente gente che in societ**** non sa come guadagnarsi un angolo del paradiso e spera, trasportando il carro, di avere la commiserazione della Vergine.
Dietro il carro seguono i trenta elementi della banda musicale, il sindaco e le autorit**** e la rappresentanza dell’arma dei Carabinieri in alta uniforme. Le strade affollatissime e piene di bancarelle, il traffico bloccato alla periferia, dai balconi, sempre intasati nonostante l’appello del sindaco che ne sconsigliava il superaffollamento, le donne stendono la loro migliore coperta per abbellire le strade, lanciando milioni di coriandoli, bigliettini con preghiere e omaggi floreali al passaggio del carro.
Dopo circa sei ore e mezza il tragitto per le principali strade della citt**** è terminato quando il carro risaliva stancamente piano le scale della chiesa. Erano le 16,45.
Fu a met**** della gradinata antistante la facciata della Basilica di Santa Croce che avvenne il miracolo:
La Vergine tentennava la testa, sembrava a causa dei sobbalzi dei portatori, ma alcuni giuravano che non era normale che tentennava così forte da far tintinnare la corona di stelle.
La testa si chinò leggermente in avanti come per guardare la folla sottostante che la fissava attonita e delirante. Poi si volto all’indietro a guardare il cielo come in preghiera e le labbra di legno si schiusero in un mormorio che solo i più vicini riuscirono a decifrare, mentre chiaramente il labiale come in una moviola formò una frase:
“ A chisti cc**** nun me fido cchiù re vvedè !”

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Io che voglio andare tra la gente e poi mi trovo solo, io re di tutto e re di niente, io che so la mia incapacità ma vorrei fare tutto, io re di tutto e re di niente, io con i miei castelli in aria, io con i miei sogni. Re di me stesso.

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