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23-03-09, 18:07   #1
albachiara13

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strumenti musicali nel medioevo

Caratteristiche della musica medioevale e fonti di informazioni
Nel Medioevo la musica strumentale svolse un ruolo di gran lunga inferiore a quello della musica vocale.
Le cause di questo fenomeno possiamo riassumerle almeno in tre punti:
· l'assoluta supremazia del canto liturgico inteso come canto puro, senza accompagnamento;
· il sistema di scrittura musicale (neumatica) che poteva assolvere le esigenze del canto, ma non quelle più complesse della musica strumentale;
· la qualitÃ**** strumentale (povertÃ**** di timbro e approssimativa intonazione) che rendeva problematico un dialogo tra strumenti di vario tipo e di vario genere.

Non esistevano perciò ensemble ed orchestre e la funzione degli strumentisti (menestrello, giullare) per molto tempo è stata semplicemente quella di suonare, all'unisono con il canto, un solo strumento: il più delle volte una viella o un flauto, altre volte un galoubet con tamburino e, dopo le crociate, anche un liuto.
Tuttavia, il Medioevo ha conosciuto un cospicuo numero di strumenti la cui esistenza ci è stata trasmessa, piuttosto che da reperti, da fonti letterarie e soprattutto da fonti iconografiche: affreschi, miniature, sculture, bassorilievi, vetrate, arazzi.

Una delle più significative fonti letterarie è l'opera Remède de Fortune del poeta e musicista francese Guillaume de Machaut (sec. XIV), nella quale vengono enumerati alcuni strumenti di varia natura quali viella; ribeca; citola; arpa; tromba; corno; flagioletto; flauto a tre buchi; cornamusa; naccheroni; tamburo.
Una miniera inesauribile di apparati organologici è data dai dipinti (affreschi e tavole) i cui soggetti, spesse volte, si riferiscono all'Incoronazione della Vergine, altre volte riguardano scene del Paradiso con le schiere angeliche, oppure riguardano genericamente delle "MaestÃ****", ovvero il soggetto della Madonna in trono alla quale fanno corona degli angeli musicanti.

Anche i portali delle cattedrali gotiche ci mostrano personaggi con strumenti musicali in mano. In questi casi la raffigurazione si rifÃ**** generalmente alla visione giovannèa dell'Apocalisse (IV, 4, V, dei ventiquattro vegliardi che fanno corona all'Agnello: "Et in circuitu sedis sedilia vigintiquattuor, et super thronos vigintiquattuor seniores sedentes circumamicti vestimentis albis, et in capibus eorum coronae aureae....Et...vigintiquattuor seniores ceciderunt coram Agno habentes singuli citharas et phialas aureas plenas odoramentorum, quae sunt orationes sanctorum" (Ed in circolo intorno al trono vi erano ventiquattro seggi; e sopra i seggi vidi seduti ventiquattro anziani dalle bianche vesti; ed avevano in capo delle corone d'oro...E ...i ventiquattro anziani si prostrarono dinanzi all'Agnello, avendo ciascuno di loro una cetra ed un'aurea fiala piena di profumi, che sono le preghiere dei santi).
Ma, mentre nel testo biblico lo strumento è unico (trattandosi di una cetra), gli artisti medievali delle cattedrali si sono presi talvolta la libertÃ**** di ritrarre ognuno dei vegliardi con uno strumento diverso, scelto tra quelli in uso al momento della realizzazione della cattedrale.
Segni tangibili di queste vere e proprie "orchestre di pietra" li ritroviamo (citiamo alcuni esempi significativi):
· nel portale sud della Cattedrale di Burgos;
· nel portale di destra, detto di Sant'Anna, della Cattedrale di Notre Dame di Parigi;
· nel timpano del portale a sud della Collegiata di Poissy;
· nella chiesa di San Michele ad Estella, antica capitale del reame di Navarra.

Ma il monumento senz'altro più rappresentativo è quello del Portico della Gloria della Cattedrale di Santiago di Compostela, in Galizia. Qui i vegliardi dell'Apocalisse assumono proporzioni ragguardevoli e soprattutto i due nella sommitÃ**** dell'arco sono colti nell'atto di suonare l'organistrum, l'antenato della symphonia e della ghironda, ovvero la più antica raffigurazione della cosiddetta viella a ruota.


Vero godimento dello sguardo sono le quarantuno miniature che illustrano altrettante Cantigas de loor (canti di lode) che compaiono sul codice maggiore (b. I. 2) nel Monastero dell'Escorial, delle Cantigas de Santa Maria, l'imponente raccolta di poesia cortese commissionata da Alfonso X "El Sabio", re di Castiglia e Leòn.


Ventinove miniature mostrano coppie di suonatori che suonano uno stesso strumento (a corda, a fiato, ad arco, e percussioni); sei raffigurano un suonatore singolo di: viola media, concerto di campane, organo portativo, cetra, cornamusa grande, carillon di campanelli; infine altre sei miniature rappresentano coppie di strumentisti che suonano strumenti differenti, tra questi compare (nella cantiga n. 300) l'unica immagine di un tamburo a calice, chiamato darabukka o darbuka.
Dall'esame delle fonti iconografiche è possibile ricavare uno schema di massima delle varie epoche nelle quali compaiono sulla scena musicale gli strumenti più rappresentativi dell'Europa del tardo Medioevo.
Prima del sec. XI, fonti scritte ci attestano il riapparire in occidente (etÃ**** carolingia: Pipino il Breve e Carlo Magno) dell'organo, erede pneumatico del più antico idraulis greco. Ma strumenti sicuramente in uso a quel tempo dovevano essere:
· Cetra; Citola; Salterio (a corda pizzicata)
· Gemshorn; Galoubet; Syringa, Corno (ad aria)
· Chalumeaux (ad ancia semplice)
Nel corso dei secoli XI e XII si affermano:
· Viella; Organistrum (ad arco e ad archetto circolare)
· Organo portativo (ad aria)
Con l'avvento del secolo XIII, la scena musicale si arricchisce ancora con:
· Arpa (a corda pizzicata)
· Ribeca; Symphonia (ad arco e ad archetto circolare)
· Tromba diritta (ad aria)
· Schalmei; Cornamusa (ad ancia doppia)
Il secolo XIV assiste al predominio di strumenti che segneranno lo sviluppo della musica anche nei secoli avvenire:
· Liuto; Chitarra saracena; Mandola (a corda pizzicata)
· Flauto a becco (ad aria)
Alcuni strumenti del secolo XV avranno invece vita breve, come i cromorni, per la loro impossibilitÃ**** ad "ottavizzare" (cioè a far crescere il suono in un registro superiore):
· Claviciterio (a corda pizzicata)
· Cromorno; Rauschpfeife (ad ancia incapsulata)
Per ciò che concerne le percussioni si può dire che nel Medioevo erano presenti:
· Tabor: tamburo a doppia pelle (versioni: a fusto alto; a fusto basso e cordicella di timbro);
· Tamburin (o Bendir): tamburo monopelle a cornice;
· Tamburello basco (o Timbrel): tamburo monopelle a cornice con piattini metallici;
· Adufe: tamburo quadrato;
· Darabukka (o Darbuka): tamburo a calice;
· Naccara (o Naccheroni) tamburo doppio con "caldara" in metallo;
· Cimbali
· Triangolo
· Castagnette
· Rota tintinnabulis: concerto di campane o di campanelli;
· Santur (o Canum): salterio a percussione;
· Tamburino di Bearn (tamburino a corde metalliche associato al "flauto a tre buchi")
Il messaggio che perviene dall'iconografia è quello della conoscenza visiva degli strumenti e dell'attestazione della loro esistenza ad una certa epoca storica. Le immagini consentono inoltre di catalogare, per tipologia organologica, lo strumentario in uso nel Medioevo, ma nulla possono dirci in merito all'abbinamento degli strumenti con un determinato repertorio musicale. Pertanto, non ci è dato conoscere se ci fu una differenza gerarchica degli strumenti e quale fu il loro modo di impiego, vale a dire quali di essi venivano usati per le musiche di palazzo e quali altri nelle manifestazioni di piazza.
Le fonti letterarie francesi, italiane, inglese, tedesca e dei Paesi Bassi indicano la viella come lo strumento più diffuso ed associato all'accompagnamento delle estampie (danze), quindi adatto alla musica profana, come del resto asserito dal trattatista Johannes de Grocheo. Sappiamo inoltre che i suonatori di viella suonavano tanto da soli, quanto in coppia, e in casi particolari anche in quattro.
Il tamburello con sonagli (tamburello basco) è rappresentato in scene di danza vocale, ovvero di "canzoni a ballo", come descrivono i due affreschi: Gli effetti del buon governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena e la Danza delle donzelle nel giardino d'amore di Andrea di Bonaiuto nella Cappella degli Spagnoli in Santa Maria Novella a Firenze.

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23-03-09, 18:08   #2
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L'arpa nel Medioevo

Antichissima è la storia dell'arpa: si perde nei secoli ed è avvolta nel mistero di numerose leggende. Conosciuta giÃ**** dalle popolazioni primitive, probabilmente è derivata dall'arco da caccia, assunse poi un ruolo importante nella musica egizia ed assira. Presso i Greci e i Romani l'arpa, seppur conosciuta, era poco usata: si preferivano altri strumenti quali la lira e la cetra. Le prime raffigurazioni iconografiche risalgono al IX secolo ed i primi documenti scritti all' XI secolo. Analizzando le citazioni più significative, incominciando da quelle reperibili nelle Isole Britanniche, l'arpa è citata in moltissime fonti letterarie che, oltre a fornirci notizie storiche, costituiscono una preziosa testimonianza del ruolo e dei compiti svolti dagli arpisti medioevali nella societÃ**** dell'epoca.
Vale la pena citare Venanzio Fortunato, vescovo di Poitiers:

Romanusque lyra, plaudat tibi barbarus harpa, Graecus Achilliaca, crotta Britannia canat
Possa il Romano porgerti onore con la lyra, il Germano o, come lo chiama il vescovo: il barbaro, con l'arpa, il Greco con lo strumento di Achille e il Britanno con la crotta

Come si può notare sono molti i termini utilizzati per descrivere uno strumento a corda. I manoscritti medievali in latino utilizzavano per lo più il fuorviante termine di "cithara" per indicare sia le lyre che le arpe. In gaelico il termine cruit venne utilizzato nei manoscritti più antichi per indicare uno strumento a corde, il cui significato si è evoluto nel corso dei secoli fino ad indicare una piccola arpa bardica. Si ritiene che una radice indo-europea *ker, avente per significato "ricurvo", sia all'origine del termine cruit, e che uno dei suoi derivati, *kereb, sia all'origine del termine "arpa".
Le caratteristiche tipiche dell'arpa irlandese medievale sono cinque:
1. una costruzione robusta
2. una cassa di risonanza costituita da un solo pezzo, ricavato da un tronco di salice
3. una colonna a forma di "T" molto solida
4.una base che permetteva di poggiarla a terra 5. da 30 a 36 corde in metallo (probabilmente in rame, o in lega di rame), rivolte verso la cassa di risonanza in basso, e fissate per l'accordatura in alto a piroli infissi sul lato sinistro di una base rinforzata da placche di metallo.
Differenti sono i tipi di arpa, a seconda dei numerosi modelli, che venivano utilizzati nel Medioevo in Italia e in Francia. Il modo più facile per cercare di avere un quadro il più completo possibile è quello di osservare quelle fonti che testimoniano la presenza dell'arpa nel Medioevo: manoscritti, reperti musicali, ma anche cronache di viaggi, note spese, regolamenti e ovviamente molti documenti iconografici.
Abbiamo giÃ**** notato la diversitÃ**** dei nomi dell'arpa che fra l'altro hanno mutato il loro significato sin dalla prima antichitÃ****: il termine arpa venne utilizzato nel Medioevo e serviva per indicare un grande numero di oggetti: dal setaccio per il grano ad uno strumento di tortura fino ad arrivare allo strumento musicale in sè. L'arpa, è stata anche indicata con i termini latini cythara, psalterium, lyra in molti scritti religiosi del Medioevo.
Il tema dell'arpa e del Re Davide occupa un posto importante nelle iniziali miniate dei Salmi dal XII secolo sino alla metÃ**** del XIV secolo circa e in questo si possono distinguere in tre modi simbolici di intendere l'atto del suonare l'arpa: come compositore e poeta dei Salmi; come colui che impone l'ordine nel macrocosmo; come colui che impone l'ordine nel microcosmo.
L'arpa veniva comunemente utilizzata nel quotidiano: per allietare i momenti più spensierati o quelli importanti come i matrimoni, o semplicemente per far divertire gli ospiti invitati a corte. A partire dal XII secolo le citazioni riguardanti questo strumento diventano più precise, e i toni sono per lo più di elogio. La citazione più importante è quella del monaco gallese Giraldus Cambrensis o Giraud de Cambrie che, estremamente critico nei riguardi di qualsiasi cosa avesse a che fare con l'Irlanda, scrive tuttavia:
"Non trovo in queste genti un entusiasmo paragonabile a quello che provano per gli strumenti musicali, che essi suonano in maniera incomparabilmente migliore di tutte le altre popolazioni di mia conoscenza. Il loro stile non è, come nel caso degli strumenti britannici cui siamo abituati, misurato e solenne, ma vivo e allegro; il suono non è meno dolce e piacevole. E' ammirevole il fatto che, malgrado un tocco così attento, il ritmo risulti conservato e che, grazie ad una disciplina rigorosa, la melodia sia interamente preservata, sia nell'abbellimento dei ritmi che nella straordinaria complessitÃ**** delle polifonie; con una straordinaria rapiditÃ**** di esecuzione, si può parlare di "eguaglianza diseguale" o di "armonia disarmonica". Sia che le corde producano una quarta o una quinta, ( il musicista) comincia sempre con un Si bemolle e termina alla stessa maniera, in modo tale che il tutto si concluda in un'atmosfera generalmente piacevole. Essi introducono e abbandonano i motivi ritmici in maniera così sottile, suonano i toni acuti sulle corde più piccole con il sottofondo dei suoni bassi eseguiti dalle corde più gravi in modo così naturale, ricevono quasi un piacere personale e accarezzano (le corde) con tale sensualitÃ**** che si direbbe che l'essenza stessa della loro arte consista nel nasconderla, considerando forse essi che "Ciò che è nascosto è bello - l'arte rivelata si svilisce."
L'arpa ebbe un grande ruolo nella vita irlandese: figurava negli stemmi, sulle monete, nei proverbi, il più famoso dei quali dice: "Tre cose sono necessarie ad un uomo: una donna, un giaciglio, un'arpa.". Tale proverbio rieccheggia nelle leges Wallicae o Laws of Walles, dove si afferma che le cose fondamentali per un uomo erano una moglie virtuosa, un cuscino sulla sedia ed un'arpa ben accordata. L'arpa irlandese si propagò in tutta Europa a cominciare dal XII secolo: veniva usata dai Minnesanger in Germania, dai menestrelli e dai jongleurs in Francia e nelle Fiandre, tutti continuatori di quella tradizione epico-narrativa iniziata dai Bardi medievali, diretti discendenti dei Bardi irlandesi.
Nel suo trattato di musica, Pierre Trichet scrive nel 1640: "Vi sono due tipi di arpa, quella irlandese e quella francese. La prima, più grossolanamente rifinita con corde in ottone pesanti e scomode da trasportare; la seconda alleggerita ed artisticamente elaborata dal suono più dolce e gradevole, grazie anche alla cordatura realizzata in budello di pecora".
Le arpe costruite in Irlanda sono in legno di salice rosso o nero, assemblate senza collanti in quanto tenute assieme dalle corde e da cavicchi in legno. Le differenti forme di arpe in uso in Irlanda a partire dal XIII secolo sono oggi classificate in tre categorie cronologiche. Tre esempi sopravvivono tra cui la celebre arpa del Trinity College (detta di Brian Boru, che risale infatti al XIV secolo), l'arpa "della Regina Maria" e l'arpa "Lamont" che risalgono entrambe al XV secolo.
Bisogna in ogni caso distinguere i due tipi di strumento maggiormente raffigurati e utilizzati all'epoca di Dante: l'arpa romanica e l'arpa gotica. Quest'ultima aveva ventiquattro o ventisei corde, con chiodi di ottone a forma di "L" piantati sulla tavola armonica in modo da sfiorare le corde: queste, vibrando, toccavano il metallo, emettendo un caratteristico ronzio e prolungando il suono. E' divertente immaginare dall'osservazione delle testimonianze, come poteva essere una probabile tecnica utilizzata per suonare gli strumenti citati e come si possa anche ricostruire un'arpa medioevale oggi. (la mia arpa gotica è stata ricostruita in base a quella presente nel ‘Giardino delle delizie' di Bosh).
L'arpa irlandese in genere si appoggiava sulle ginocchia, con la cassa armonica sul petto e contro la spalla sinistra del suonatore. Le corde si pizzicavano sia con i polpastrelli, sia con le unghie: le corde basse con la mano destra e quelle acute con la sinistra.L'arpa irlandese rinascimentale si differenziava da quella gotica per le corde di metallo, anziché di budello e per il fatto di essere accordata anche per semitoni (su questo punto le idee dei musicologi non sono molto chiare, anche perchè le testimonianze parlano di diverse tecniche per produrre i semitoni: premere le corde con un dito per aumentarne la tensione, intonare le stesse note a distanza di semitono in ottave diverse, ecc). Le molteplici leggende che circondano questo strumento narrano che un'arpa nelle mani di un iniziato a quest'arte può avere potere ipnotico e magico. L'espressione di questa musica si può sviluppare su tre livelli: Foltrai (lamentazione): questo tipo di musica immerge gli ascoltatori nella più profonda tristezza, Suantrai(culla): musica che trasporta gli ascoltatori nel sonno magico delle sfere superiori, Geantrai(eccitazione): rende l'assemblea gioiosa anche tramite l'espressione corporea della danza.

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liuto (o da noi arabi el oud)

Liuto, Chitarra moresca e Ud




L'importanza della musica col liuto nella storia della musica ha, negli ultimi decenni, acquisito sempre maggiore interesse.
In particolare noi prendiamo in considerazione lo strumento in uso nel medioevo.
Fino al XIII secolo non troviamo praticamente informazioni inerenti la famiglia dei liuti medievali.
Il XIII secolo vede la prima descrizione dei maestri contemporanei di musica (non solo i liutai ma anche i suonatori di strumenti) da Jerome di Moldavia e Giovanni di Trocheo, che erano collegati dal filo conduttore della musica dal vivo del tardo XIII secolo a Parigi.
Gli strumenti tipo liuto si trovano molto di più nel XIV secolo che nel XIII secolo, e considerevolmente più numerosi nel XV.

Classificazione

Parlando in generale, la maggior parte delle descrizioni dei cordofoni medievali ci dÃ**** al massimo due aspetti della forma base di uno strumento: la forma della cassa vista di fronte, e la lunghezza del collo (manico) sono relative (in relazione) alla dimensione della cassa armonica.
Possiamo iniziare con le seguenti informazioni generali per classificare ogni tipo di liuto:
1- forma rotonda (od ovale)
2- manico lungo o corto
La forma frontale della tavola armonica può portare a intuire che il guscio sia a fondo scavato o a doghe.
Nei liuti a manico corto il cavigliere (attacco delle corde) di solito è inclinato rispetto al manico.



Liuto

Parlando del liuto che precede il XV secolo, si intende uno strumento senza tasti, manico corto con quattro o cinque corde doppie.
La forma del corpo dei liuti medievali varia: alcuni sono rotondi, altri ovali, ma si tratta di variazioni di un disegno basilare. Come abbozzato da Henri Ariaut de Zwolle, ca. 1445, uno inizia con un cerchio (simbolo della perfezione) richiedente un cerchio entro un cerchio (per la rosa, altro simbolo di perfezione) e derivano tutte le misure (ad esempio, il diametro del corpo, la sua lunghezza, la lunghezza dal collo al corpo) utilizzando costruzioni create geometricamente dal cerchio.
Malgrado la cura che mette nel mostrare queste relazioni geometriche, raramente troviamo, se mai, una rappresentazione di un liuto nelle arti visive (iconografie) che collimi coi progetti di de Zwolle.
Dobbiamo quindi credere che i suoi progetti avessero poco o nulla a che fare con la realtÃ****?
Al contrario, ci ha mostrato l'idea di costruzione su cui ogni liuto fatto in legno, con colla e budello animale (di pecora) era basato, ogni "strumento fatto a mano, dall'uomo" diventa la definizione variante di questo ideale..

Accordatura del liuto medievale

Le corde del liuto si identificano in ordini e sono rigorosamente doppie.
1 ordine cantino SOL
2 ordine intermedio RE
3 ordine intermedio LA
4 ordine basso RE
QUINDI L'ACCORDATURA PROCEDE PER INTERVALLI DI QUARTA E DI QUINTA.
(intervallo è la distanza tra una nota e l'altra)

TECNICHE PER SUONARE
Di solito il suonatore di liuto è in piedi con lo strumento appoggiato sul petto e senza cinghie di tenuta, poichè la dimensione e la forma dello strumento permette questo tipo di postura, in quanto il musicista doveva essere in grado di spostarsi nell'accompagnare i canti e le danze.
Lo Strumento veniva suonato con dei plettri che erano fatti con piume di uccelli, in particolare d'oca, oppure con fili di budello o corteccia di ciliegio selvatico.

TASTI e ORNAMENTO
Dopo questa prima fase nella quale il liuto è rappresentato senza tasti, vediamo che all'inizio del 1400 appare un quinto ordine di cori e anche i tasti rigorosamente in budello. La tecnica di mano destra non subisce grosse mutazioni, tranne che il plettro viene alternato con l'uso del medio per poter pizzicare il cantino.
E' il preludio al termine del liuto medievale con quello rinascimentale, a sei ordini, tastato, che verrÃ**** all'inizio suonato con dei ditali d'argento che hanno inserita una penna d'oca (Francesco da Milano), e di conseguenza alla musica polifonica

IL TEMPERAMENTO
A differenza di quello che si può pensare nel medioevo veniva usato il temperamento Pitagorico per intonare le musiche, poichè il temperamento equabile (quello usato attualmente) non era stato ancora ideato e quindi ci si basava sugli studi compiuti da Pitagora per determinare i vari intervalli tra le note.
Non esistevano le "tonalitÃ****", ma bensì i modi, di solito modo maggiore o minore e si suonava di conseguenza.
Gli accordi erano solo formati da intervalli di QUARTA, QUINTA , OTTAVA E UNISONO.

LA FUNZIONE DEL LIUTO
E' difficoltoso stabilire esattamente quale funzione musicale il liuto avesse prima del 1400. Per certo aveva due funzioni generali: accompagnamento al canto, forse monofonica o polifonica , e per suonare balli e danze.
Un chiaro esempio lo abbiamo nella iconografica della famiglia degli strumenti pizzicati. Il meglio documentato insieme di strumenti di bassa cappella del tardo XIV secolo e XV secolo era il duo formato, spesso da liuto e ghitarra, arpa, viella, organo o secondo liuto.

CHITARRA MORESCA
Relativamente alla chitarra moresca possiamo dire che è uno strumento di origini arabe, con guscio scavato a fuoco e foro di risonanza sotto la tavola armonica.
Essa ha un cavigliere rotondo e corde in metallo, a manico lungo
Suonata in modo particolare alla corte di Alfonso X el Sabio
Serve sia per la parte melodica che per sostenere gli strumenti o le voci principali.
Si suona con un plettro usato in maniera percussiva.
A differenza del liuto , la chitarra moresca si presenta con i tasti messi sul manico, secondo il sistema Pitagorico .


LIUTO ARABO - UD ARBI-
E' quello più antico che si conosca, ed è stato introdotto in Europa dagli arabi, che sono arrivati a Santago de Compostela.
Il liuto arabo si conosce per le sue grandi dimensioni, suonato con un plettro in corno di bue, a quattro rdini di corde non tastato, anche se sappiamo che nei paesi arabi vi erano ud con tasti in budello.
Ha lo stesso tipo di accordatura del liuto europeo, ma poteva essere intonato a seconda dell'esigenza, di solito con bassa tensione in DO o in Re.
Suonato con tecnica percussiva e con il sistema dell'hocquetus, usando cioè i salti di corda.

I LIUTI DEL PRIMO MEDIOEVO

Tipi di liuti carolingi, pre romanici e romanici possono venire solo brevemente menzionati entro il contesto di questo breve tomo, perché escono insormontabili problemi interpretativi. Tali strumenti includono sia i liuti a collo lungo sia quelli a collo corto. Le fonti della scuola carolingia del IX secolo mostrano il Re David con la sua chitarra ad esempio il salterio di Utrechet, il salterio di Stoccarda, la prima Bibbia di Charls de Bald, e la Bibbia di Callisto.
Alcune fonti mostrano una forte relazione iconografica con la Kithara romana, ed altre (in particolare il salterio di Stoccarda) presentano strumenti con un lato liscio che assomigliano alle prime citole e che vengono sorrette esattamente nella stessa posizione per venire suonate..


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Organo

Data la scarsitÃ**** degli esemplari supersiti all'epoca medievale, lo studio digradante gli strumenti si basa quasi esclusivamente sulle iconografie e sulle citazioni che appaiono nei vari manoscritti a noi pervenuti.
L'organo si presenta munito di una tastiera collegata a della canne dalle quali esce il suono.
Fondamentalmente era portativo, vale a dire che si poteva trasportare facilmente, di piccole dimensioni e con una estensione di 21 suoni, derivanti dal fatto che doveva essere in grado di poter eseguire tutti i modi ecclesiastici.
Sappiamo che uno dei primi organi in Italia fu costruito su ordine di Gottifredo, vescovo di Brescia, figlio del conte Attone, marito di Ildegarda, sposatisi nella rocca di Canossa (Alberto Miliolo, scriba publicus della cittÃ**** di Reggio dal 1265 al 1273, notizia che si trova nel suo "liber de temporibus et aetatibus")
L'organo portativo veniva suonato dal musicista con una mano, mentre l'altra azionava il mantice, affinché uscisse il suono dalle canne.

Dall'Hydraulis dei Greci all'Organo portativo del Medioevo

In senso lato potremmo affermare che, allorquando nacquero, gli strumenti musicali dell'antichitÃ**** occidentale erano tutti onomasticamente degli órgana, ma mentre ognuno di essi assunse poi un nome più specifico, la generica definizione di organum ha finito per identificare un unico e complesso strumento, costituito almeno dalle seguenti componenti: a) apparato fonico (serie di canne); b) alimentatore d'aria (mantice); c) serbatoio d'aria (somiere); d) tastiera; e) cassa.
Lo spostamento del centro politico dell'impero, da Roma a Costantinopoli (IV sec.), fece scomparire dall'occidente lo strumento il quale riapparve in etÃ**** carolingia (dapprima con Pipino il Breve e poi con Carlo Magno) e, da quel momento in poi, fu annoverato tra gli strumenti del Medioevo sino a raggiungere una posizione di primo rango nelle funzioni liturgiche (Guillaume de Machaut lo definì "re degli strumenti") della chiesa cristiana.
Riguardo alle particolaritÃ**** costruttive dell'organo medievale abbiamo notizie da un trattato di organologia di Henri Arnault di Zwolle, redatto nel 1440 e conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Sappiamo inoltre dell'esistenza di organi di palazzo, come di organi di chiesa ed ancora di organi di grandi dimensioni (quello della chiesa di S. Pietro a Winchester, intorno al 950, disponeva di ben quattrocento canne), ma soprattutto di organi di piccole dimensioni denominati organi portativi.
Con la definizione di organo portativo intendiamo pertanto riferirci a degli strumenti, di dimensioni ridottissime, composti da una cassetta rettangolare nella quale erano alloggiate canne di differente altezza, in singola o doppia fila; tale cassetta poteva essere portata a tracolla oppure poteva essere appoggiata sulle ginocchia del suonatore seduto il quale, con la mano sinistra, azionava un mantice a cuneo posto sul retro della cassetta medesima e, con la mano destra, poteva agire su una minuscola tastiera.
L'estrema manegevolezza fece sì che questo strumento avesse un largo impiego nella pratica musicale del Medioevo in quanto consentiva non soltanto l'esecuzione di melodie, ma la realizzazione contemporanea di un bordone, come pedale fisso di una singola nota, oppure un accompagnamento del canto (o di altro strumento melodico) con degli accordi (in genere di due sole note).
Dal punto di vista costruttivo, possiamo dire che l'organo portativo medievale non era eccessivamente esteso in quanto, a quel tempo, ci si riferiva ai "Modi dell'Octoechos"


Per restare in tema, occorrerÃ**** precisare che la tastiera medievale non era come quella che siamo soliti considerare sugli strumenti che conosciamo (organo, clavicembalo e pianoforte) e che risale al Rinascimento. Nel Medioevo, quelli che noi oggi chiamiamo tasti, in un primo tempo, erano delle vere e proprie leve, successivamente una sorta di bottoni oppure dei piccoli parallelepipedi di legno incollati su bastoncini (detti pironi) che agivano premendo direttamente sui ventilabri.
La realizzazione delle canne avveniva con vari materiali durevoli (piombo, rame, legno), ma anche con materiali facilmente deperibili (tela inamidata o cartone incollato). Non sappiamo poi se esse fossero tutte aperte oppure, specie quelle di legno, tappate e per la loro accordatura, assecondando la teoria dell'epoca, ci si riferiva senz'altro a quella pitagorica.
Un'altra considerazione che ricaviamo dall'osservazione dell'iconografia musicale riguarda immagini dell'organetto medievale associato al "concerto di campanelli" (Rota tintinnabulis). Questo fatto ci porterebbe ad individuare un ulteriore, probabile impiego dello strumento così concepito: il suonatore (organedus) eseguiva la melodia con il concerto di campanelli, effettuandone l'accompagnamento con l'organetto.

Non potremmo concludere questa nostra panoramica senza aver detto che l'organo portativo venne chiamato anche con l'appellativo di "ninfale" (a Venezia "rigabello" e "torsello") e che trovò la sua più ampia diffusione al tempo dell'Ars nova.
Massimo esponente dell'arte organistica, nel Trecento italiano, fu Francesco Landini (1325 - ca. 1397) soprannominato "il cieco degli organi" e "Francesco dell'organetto". Nelle immagini che lo riguardano, Landini viene appunto raffigurato nell'atto di suonare il suo inseparabile portativo tanto nel Codice Squarcialupi, quanto sulla lastra tombale nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze.

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strumenti ad aria

Traverso: flauto ad imboccatura laterale di origine asiatica. Importato in Europa dall'oriente nel sec. XII, durante il Medioevo fu usato soprattutto nella musica militare. In prosieguo di tempo venne chiamato anche col nome di Flauto Alemanno, ovvero tedesco.



Cromorno: strumento, di forma ricurva, ad ancia doppia incapsulata e dal suono più robusto della cornamusa. Il suo nome deriva dal tedesco Krum Horn che significa appunto corno ricurvo. Introdotto con ogni probabilitÃ**** nel 1300, si diffuse in Francia, Germania e Italia, ma fu abbandonato subito dopo il Rinascimento per l'impossibilitÃ**** ad ottavizzare, ovvero l'impossibilitÃ**** di emettere suoni in un registro superiore a quello base nel quale lo strumento era stato costruito.





Bombarda: famiglia di strumenti ad ancia doppia libera, con corpo strumentale conico, che svolse un ruolo molto importante nella musica rinascimentale. La sua evoluzione ha dato luogo all'oboe moderno. Produce un suono robusto, adatto a musiche de plein air, e per tale motivo lo troviamo sempre presente negli ensembles di Alta cappella.


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la vita è fatta a scale : c'è chi scende e c'è chi sale
23-03-09, 18:43   #6
Maria

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Bentornata cara Albachiara!

Sai di questo argomento non sapevo niente... adesso, grazie a te, mi sono informata.

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María
23-03-09, 19:30   #7
mehditaly

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Bentornata Alba e grazie mille per queste preziosi informazioni

Hai visto quanto assomiglia al nostro liuto?

Ma dimmi chi era il primo a fabbricarlo?

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24-03-09, 17:04   #8
albachiara13

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ti faro' sapere a breve carissimo Mehdi

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