07-12-08, 21:23 | #1 |
![]() Immaginate un' atmosfera medievale, cavalieri in armi, bandiere multicolori, castelli sullo sfondo, dame con lunghi strascichi, corone e diademi. I cavalieri sono lì per un torneo di lancia e di spada, pensato da noi , contemporanei, come un violento scontro tra nobili eroi, condotto in una cornice sfarzosa, con blasoni e stemmi colorati, magari al solo scopo di ricevere un premio dalle mani di una bella principessa, al cospetto di un RE e di una REGINA.
Sembra una favola.........e invece è tutto vero!!!!! Siamo nell'undicesimo secolo, al tempo delle crociate. I primi tornei si chiamavano "hastiludia", giochi di lancia. Con l'andare del tempo e con il diffondersi dei tornei come forma di spettacolo con tribune e pubblico, i partecipanti furono vincolati al rispetto di regole e a codici d'onore. C'era un "Araldo" addetto all'identificazione dei cavalieri, che indossavano un' armatura metallica che li copriva interamente, compreso il viso, quindi erano completamente irriconoscibili. Si tenga presente che siamo in un' epoca di scarsa alfabetizzazione, in cui anche chi sapeva leggere lo faceva con fatica, compitando le lettere. Per cui mettere il nome sullo scudo era inutile, quindi i cavalieri venivano identificati dai colori e dalle figure che mettevano sugli scudi stessi. Tuttora si usa dire "essere sugli scudi" per indicare una persona o un soggetto che sia meritevole di considerazione e posta all'attenzione di tutti grazie ai propri pregi. L' Araldo, quindi, diceva il nome del cavaliere e poi descriveva i colori e le figure sullo scudo, da qui nasceva lo Stemma che identificava il cavaliere e, in seguito la sua famiglia, e poi una cittÃ**** , una regione. Dalla parola "araldo" nasce quindi una scienza chiamata Araldica, che è lo studio degli stemmi e delle genealogie dei cognomi e dei titoli nobiliari attribuiti alle famiglie. Questa scienza si sviluppò in seguito alla moda dei tornei utilizzata dall'aristocrazia e si diffuse in tutta l'Europa Occidentale. __________________ Io che voglio andare tra la gente e poi mi trovo solo, io re di tutto e re di niente, io che so la mia incapacità ma vorrei fare tutto, io re di tutto e re di niente, io con i miei castelli in aria, io con i miei sogni. Re di me stesso. |
|
![]() |
![]() |