05-01-09, 21:14   #5
Maria

Pilota Colonello
 
 
:
Dec 2008
: Viedma- Río Negro- Patagonia Argentina
: Donna
: 3,465







cari amici, non vi voglio stancare con la Maraini, ma ecco un altro brano tratto dal romanzo "Dolce per sé" 1997

21 ottobre 1988
Cara Flavia,
una donna di cinquant'anni e una bambina di sei, che strana combinazione di etÃ****! generalmente si considerano estranee e lontanissime come due comete lanciate in due cieli diversi che non si conoscono e sono destinate a non incontrarsi mai.
Eppure tu mi tratti da amica e io ho per te quel sentimento di attesa trepidante che hanno le innamorate quando gli amati partono per terre lontane da cui non si sa se torneranno.
Cara Flavia che non mi sei parente, che non mi sei coetanea, che nonostante questo mi sei vicina, come è possibile che ti scelga come confidente quasi fossi una donna fatta con tanto di passato alle spalle?
Sono qui per parlarti di tuo zio Edoardo, come al solito. Ma non posso parlare di lui senza parlare di te; ti ricordi quella sera al concerto di Castelrotto? eravamo sedute vicine, tu con le tue lunghe calze bianche, la tua gonna scozzese, la tua camicetta rossa, io con la mia lunga gonna nera e la camicia da sera color chiara d'uovo. Tuo padre Arduino e tuo zio Edoardo suonavano insieme con un pianista e un violista il Quartetto in sol minore di Mozart . [...]
Tu, quella sera, Flavia, avevi i capelli legati sulla nuca con un fiocco rosso cardinale e tenevi tanto a quel fiocco che non volevi schiacciarlo appoggiandovi sopra il solito cappelletto color ciliegia che pure consideri parte integrante del tuo corpo. Eri molto incerta fra l'eleganza un poco "cochetta" del tuo fiocco e quella baldanzosa del tuo cappello.
Tu sei una bambina che tiene ai vestiti, lo sanno tutti in famiglia. [...] D'altronde anche tua madre è una donna elegante sebbene sobria. Si veste come una giovane signora, madre di una figlia di sei anni, moglie di un noto violoncellista che la sera spesso deve indossare dei completi blu notte quando non addirittura il frac. Ma nella sua eleganza cittadina tua madre mantiene un poco dei suoi ricordi di un'adolescenza ancora non troppo lontana. Perciò: pantaloni stretti, camiciole aperte sul collo, giubbotti bianchi o rosa.
Tante volte mi hai chiesto, quasi fossi un Paride che deve consegnare la mela d'oro: è più bella la mamma o quella signora laggiù? E io ti rispondevo che la bellezza non è qualcosa per cui si gareggia: ciascuno ha qualcosa di bello da scoprire; l'attenzione è la chiave della scoperta.
Tua madre Marta ha una bellezza fatta di disarmonie attraenti: gli occhi molto vicini, per esempio, le danno una espressione eternamente sorpresa e sognante; la bocca grande, il sorriso che rivela, oltre ai denti, anche le gengive, accentuano il carattere infantile della sua personalitÃ****. Quel collo lungo e snodato, quei capelli rossi di cui lei si fa bandiera, le danno un'aria puntigliosa e caparbia, ma nello stesso tempo c'è in lei un atteggiamento ritroso e impaurito come se si. aspettasse da un momento all'altro un colpo sulla schiena.
Tua madre suona bene il pianoforte, avrebbe potuto fare la concertista. Te la immagini seduta al piano, vestita di nero, la vita stretta in una cintura colorata, una collana di perle al collo, davanti ad un pubblico attento e concentrato? Nella sala non si sente un respiro, nessuno che si raschi la gola, che dia un colpo di tosse, niente. Da quando tua madre ha appoggiato le mani sulla tastiera il silenzio si è fatto corposo, compatto.
E ora quelle mani piccole e nervose si muovono sui tasti, volando, e nella loro abilitÃ**** e leggerezza sono capaci di tira re fuori dal cassone nero qualcosa di stupefacente: degli sciami di farfalle che invadono frusciando la sala. Il pubblico trattiene il fiato, stregato da quelle mani. Ed ecco che la tua mamma, nel pieno del concerto, volta un poco la testa verso la sala perché tu, la sua unica figlia, sei seduta in prima fila e la guardi amorosamente. È un lampo, un brevissimo segno di intesa, ma basta per farti felice. [...] E' un peccato che tua madre abbia rinunciato a fare la concertista. Non lo pensi anche tu quando la senti tamburellare con le dita graziose sopra la tastiera del suo pianoforte mentre aspetta in cucina che si cuocia il riso per te e per tuo padre?
«Nessuno mi ha costretta a rinunciare» mi ha detto una volta «so che non ho abbastanza talento per farmi un nome. E poi c'è troppa concorrenza nel mondo dei pianisti, non basta essere bravi, bisogna essere geniali e avere una determinazione che io decisamente non ho. E poi chi si occuperebbe di Arduino e di Flavia?».
Certo è vero che se anche lei facesse la concertista qualcun altro dovrebbe cucinare per te. Chi ti sveglierebbe la mattina, chi ti preparerebbe la colazione, chi ti porterebbe a scuola, chi ti metterebbe a letto, chi ti racconterebbe le favole per addormentarti?
Le mamme fanno le mamme, tu dici. Quindi niente concerti, niente viaggi all'estero. Il marito, i parenti, la gente intorno avranno davvero riconoscenza per queste rinunce professionali? O non sarÃ**** che, dopo averla costretta a scegliere fra professione amata e maternitÃ****, la tratteranno con sufficienza dicendo: «In fondo le donne sono poco portate per l'arte»?
A Flavia non piace che sua madre si dedichi a qualcosa che non sia lei, anche questo può sembrare egoista. Vedo da come la guardi, tua madre, che sei abitata dall'ansia del possesso Ma quanto è lecito per una madre acconsentire alla volontÃ**** di possesso dei figli? Non è un modo di perpetuare un'idea di irrilevanza delle professioni al femminile?
Ma torniamo a quella sera a Castelrotto quando noi due ci siamo sedute davanti al palco e abbiamo "bevuto" la musica che sgorgava da quei legni cavi come fosse acqua zuccherina. Nell'entusiasmo ti ho preso una mano e mi sono accorta che dormivi, una volta tanto avevi ceduto ai sonni della tua etÃ****. Al tocco delle mie dita, hai aperto gli occhi e mi hai sorriso. «Stavo sognando di suonare» mi hai sussurrato all'orecchio. Così il circolo si era chiuso. Tuo padre suonava sognando di essere te che lo guardavi e tu lo guardavi sognando di essere lui che suonava.

Ti mando un bacio
tua Vera

[…]

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María